Dettaglio i consigli dei pro
Intestazione dettaglio i consigli dei pro
I consigli dei Pro
Menu de Navegação
Caminho de Navegação
Publicador de Conteúdos e Mídias
7 Innovazioni che fanno bene all'ambiente
Quello sul cambiamento climatico non è più un dibattito riservato a pochi esperti, né un argomento che lascia il tempo che trova. Il climate change è ormai innegabilmente reale ed è un peso destinato ad influenzare il nostro futuro. Così, è responsabilità di ognuno di noi mettere in atto dei piccoli e grandi cambiamenti che possono fare la differenza.
Spesso l’innovazione funzionale arriva proprio dalle start-up che attraverso progetti e prototipi davvero sorprendenti possono fare la differenza in un modo autentico e propositivo.
Springwise, nota piattaforma che promuove idee innovative, riporta alcuni dei migliori esempi tutti italiani di idee green.
Ecco qui 7 innovazioni che fanno bene all’ambiente!
1.Il granchio robot che pulisce il mare
Noto come Crab Robot Silver 2, il robot progettato da un team della Scuola Superiore Sant'Anna sarà in grado di raccogliere i rifiuti di plastica sul fondo del mare. A forma di granchio e munito di sei “zampe” e di un braccio per la raccolta dei detriti, il piccolo robot è in grado di muoversi agilmente sul fondale marino, evitando gli ostacoli ed intercettando i rifiuti superflui. Il nome completo del robot è Seabed-Interaction Legged Vehicle for Exploration e il progetto è stato sostenuto dalla National Geographic Society e dalla Arbi Dario Spa.
2.Una suola, tante scarpe
La start-up milanese produttrice di scarpe ACBC, impegnata fin dalla sua nascita nella produzione “green”, ha presentato una nuova versione di scarpe sostenibili con suole ecologiche riutilizzabili. Cioè? Facile: una suola, tanti stili diversi. Tramite una zip si potrà applicare la suola a qualsiasi tomaia, consentendo alle persone di trasformare lo stesso paio di suole in diversi tipi di calzature. Tutti gli elementi sono realizzati con una miscela di materiali ecologici, dal più tradizionale bambù alla schiuma a base di alghe. L’obiettivo dell'azienda è quello di ridurre i rifiuti riducendo il numero di suole in gomma destinate alla discarica, promuovendo al tempo stesso un modello di business evoluto e sostenibile.
3.Moda online per marchi sostenibili
Staiy è una piattaforma di e-commerce per la moda etica e sostenibile, sviluppata da quattro giovani italiani, con l’obiettivo di offrire alternative di abbigliamento sostenibili avvicinando le persone a marchi eco-compatibili. Dopo aver selezionato accuratamente i brand, la piattaforma presenta ai suoi clienti un’ampia rosa di alternative tra cui scegliere, personalizzando le opzioni secondo i gusti dell’utente. Il punteggio di ogni marchio viene poi trasformato in "Impact Points", punti che vengono accumulati attraverso gli acquisti e reinvestiti negli sforzi di sostenibilità dell'azienda.
4.Servizi di prenotazione biglietti per preservare l'ambiente
La crescita esponenziale degli spostamenti aerei internazionali, soprattutto prima della pandemia, ha fatto registrare un aumento esorbitante dei visitatori dei siti turistici più gettonati. Da qui la necessità non solo di garantire un turismo di qualità, ma anche e soprattutto di preservare l’ambiente. I siti di diverse località turistiche hanno deciso di contingentare gli ingressi. Si tratta della soluzione scelta ad esempio dalla spiaggia sarda La Pelosa, che ha deciso di limitare le visite giornaliere a 1.500 tramite l’acquisto di un biglietto, o dal famoso Machu Picchu, anch’esso a numero chiuso ed accessibile tramite prenotazione.
5.Magazine sostenibil
Vogue, nota in tutto il mondo per le sue splendide copertine, nel gennaio 2020 ha lanciato un’edizione sostenibile, rinunciando ai consueti shooting fotografici, costosi e negativi per l’ambiente, e adottando semplici illustrazioni. Prima dell'era dei servizi fotografici infatti, Vogue era noto per le sue cover illustrate, ed ha deciso così di onorare la vecchia tradizione con un numero un po’ diverso. La mossa di Vogue Italia ha segnato non solo l’inizio di un nuovo anno e di una nuova stagione della moda, ma anche l’impegno verso un futuro più sostenibile, dando uno spunto interessante su cui riflettere.
6.Viaggi in cambio di plastica
Il progetto scambia i rifiuti di plastica con bonus per le corse in metropolitana e autobus a Roma. Il servizio è disponibile in tutte e tre le stazioni principali: Cipro sulla linea A, Piramide sulla linea B e S. Giovanni sulla linea C. Come riporta il sito di Atac, +Ricicli +Viaggi prevede la raccolta ed il riciclo di bottiglie di plastica PET attraverso le macchine eco-compattatrici presenti nelle stazioni metropolitane. Ogni bottiglia di plastica in Pet raccolta/riciclata darà in cambio, attraverso le app di B+ (MyCicero, Tabnet E TicketAppy), un ecobonus (sistema cashback) per l'acquisto scontato dei titoli di viaggio (Bit100 minuti, 24/48/72ore, Abbonamento Mensile Personale Roma). Per ogni bottiglia in Pet, di qualunque formato (da 0.25 cl a 2 litri), riceverai un ecobonus di 5 centesimi di euro.
7.Succhi di frutta in bicchieri di frutta
Cra-Carlo Ratti associati, in collaborazione con l'azienda energetica globale Eni, ha sviluppato il prototipo “Feel the Peel”, una macchina spremiarance alta 3,10 metri, munita di un contenitore riempito con 1.500 arance. Dopo l'ordine dei clienti, le arance rotolano giù e vengono quindi affettate e spremute. La parte inutilizzata del frutto viene raccolta, riscaldata e miscelata con acido polilattico. La bioplastica che ne deriva alimenta la stampante 3D, incorporata nella macchina, che crea i bicchieri nei quali il cliente berrà il succo. E che quindi sono fatti in puro materiale biologico, riusando gli scarti della frutta. Un principio di circolarità che può essere uno spunto importante per ripensare la quotidianità in maniera sostenibile.
10 consigli per un imprenditore di successo
Avviare un’impresa è una vera e propria avventura, fatta di emozioni forti ma anche di rischi: sono mille gli aspetti da valutare prima di cominciare ed è facile lasciarsi scoraggiare dagli ostacoli. È proprio per questo che è indispensabile prepararsi al meglio e confrontarsi con chi ci è già passato.
Mike Kappel, fondatore e CEO di Patriot Software, LLC, aiuta da anni le aziende americane a dotarsi di software innovativi e, in un articolo pubblicato su Forbes, mette insieme le lezioni che ha imparato nel suo percorso per diventare imprenditore. Se anche tu stai pensando di intraprendere questa strada, dai un’occhiata qui sotto!
1. Addio alle scuse
Tantissimi sognano di diventare imprenditori, pochissimi lo fanno veramente. Le scuse si sprecano e sono sempre accompagnate dall’incombente paura di fallire. Essere spaventati dall’idea di mettersi in proprio è normale, essere il capo di sé stessi è un compito difficile e sicuramente gestire un’impresa non è come bere un bicchier d’acqua. Detto questo, se il tuo sogno è creare qualcosa di tuo, disfati di tutti i “se” ed i “ma”, rimboccati le maniche, e mettiti al lavoro!
2. Sii una spugna: assorbi tutto
Qualunque cosa risulti legata al mondo imprenditoriale, ascoltala, ricordala ed analizzala. Può venire da chiunque: amici, familiari, professionisti, esperti, passanti. Raccogli ogni informazione e falla tua: ti aiuterà ad arricchire la tua idea di dettagli e pianificare in maniera completa ogni cosa. Una volta chiaro il tuo progetto, esponilo agli altri e cerca veramente di capire se le loro opinioni hanno qualcosa da offrire, se sono sincere e se possono essere un’anteprima di come reagirà il tuo cliente. Accogli le critiche ed usale a tuo vantaggio, chi è inciampato prima di te ha imparato dai suoi errori e può essere la tua guida.
3. Sii la soluzione
Se stai cercando di avere un’idea, la prima domanda a cui dovresti rispondere è: cosa voglio risolvere? Quale buco nel mercato voglio riempire? Come può la mia idea migliorare la vita del mio cliente? Capire cosa ti motiva può essere un grande aiuto a fissare degli obiettivi e può contribuire a definire il tuo brand. Trova il problema e risolvilo.
4. Punta alla semplicità
Quando si ha un’idea si rischia spesso di lasciarsi prendere dalla fretta e dalla foga di realizzarla, finendo con il creare qualcosa di molto complicato e costoso. Soprattutto se sei un neo-imprenditore, concentrati su un obiettivo alla volta, cercando di mantenere la tua idea semplice ed assicurare la buona qualità del tuo prodotto. Più avanti avrai tutto il tempo di espandere il tuo business.
5. Tieni a mente le spese
La tua idea ha un costo: calcola in maniera più precisa possibile quali saranno le tue spese. Affitto del locale, fornitori, pubblicità, dipendenti: non tralasciare nulla e, una volta stimata una cifra, moltiplicala per quattro. Ti sembrerà assurdo, ma gli imprevisti e le spese extra esistono e sono più di quelli che pensi, quindi tieniti pronto ad ogni evenienza.
6. Pianifica tutto come se non avessi un euro
Hai capito bene. Questo è uno scenario molto probabile nella vita di un imprenditore, in particolar modo di una start-up. Come gestiresti una situazione simile? Potresti dover tornare a vivere con i tuoi, potresti dover rinunciare ai tuoi comfort per un periodo, potresti dover attingere ai tuoi risparmi. Qualsiasi sia il tuo piano B, fai in modo di averne uno.
7. Continua a guadagnare mentre costruisci il tuo business
Se hai deciso di avviare un’impresa tua, non lasciare il tuo lavoro subito. Se creare un business da zero non è semplice, lo è ancor meno passare da dipendente a imprenditore. Nella fase iniziale di pianificazione del tuo progetto, assicurati di continuare ad avere un’entrata stabile.
8. Pubblicizza la tua idea
Il problema principale di ogni nuova azienda è sapersi vendere. All’inizio sarai intimidito, non saprai come fare e avrai paura di ciò che possono pensare gli altri. Ignora questi timori e alimenta la tua autostima: credi nella tua idea, trasmetti agli altri la tua convinzione e, soprattutto, costruisci il tuo network selezionando attentamente i tuoi collaboratori.
9. Studia le leggi
Se realizzare un’idea è sicuramente emozionante, le leggi, si sa, lo sono di meno. Per vincere però è indispensabile seguire le regole del gioco, anche perché in questo caso le conseguenze possono essere serie. Scopri tutto ciò che c’è da sapere sulla documentazione, le tasse e le linee guida da seguire per avviare e mantenere un’impresa nel tuo paese.
10. Passione prima di tutto, ma anche una buona dose di prudenza
La passione è l’ingrediente senza il quale non potrai mai avere successo, è una fiamma che deve rimanere sempre accesa. Detto questo, non lasciare mai che le emozioni prendano il sopravvento sulla realtà. Continua a studiare, a fare ricerche sul tuo mercato di riferimento e ad interfacciarti con i professionisti del settore. La tua impresa è come una macchina, la passione tiene l’acceleratore premuto ma è la conoscenza che è al volante.
5 storie per credere nelle tue idee
Avere un progetto, lavorare per realizzarlo, avviare il proprio business e diventare finalmente imprenditori di sè stessi. Sono tanti i giovani che sognano questo ma che si lasciano prendere dal timore di fare il primo passo. Mille dubbi cominciano a fare capolino. Da dove parto? Cosa faccio se le cose vanno male? E se la mia idea non piace?
Se queste domande non ti suonano nuove, qui sotto trovi le storie di giovani imprenditori che, pur avendo avviato attività diverse tra loro, hanno tutti avuto il coraggio di portare una novità nella loro città. Avevano un sogno originale nel cassetto e che ci hanno creduto fino alla fine, convincendo sè stessi e gli altri della potenzialità delle loro idee, anche quando sembravano impossibili da realizzare.
1. Klaudio Viska
Klaudio Viska, 32 anni, è il titolare del Lux Lounge drink a Grosseto, un locale spazioso e immerso nel verde, dove i clienti possono passare il tempo tra buon cibo, ottima musica e….narghilè!
«Il mio sogno nel cassetto era quello di avere qualcosa di mio e di poter offrire lavoro agli altri: andando in giro ho capito cosa mancava nella mia città, ossia un luogo dedicato alla socializzazione. A Grosseto non c'era un locale di questo tipo, una formula che invece all'estero funziona tantissimo».
Klaudio è riuscito a creare così uno spazio nuovo che offre uno strumento di condivisione già apprezzatissimo in tutto il mondo.
«Mi sono impegnato tantissimo, ora mi trovo con 10 dipendenti e non c’è cosa più bella per me. È una soddisfazione grandissima».
Se vuoi scoprire come Klaudio è riuscito ad avviare la sua impresa, clicca qui!
2. Vanessa Guimaraes
Vanessa ha aperto il suo negozio, Missinina - Bottega della Festa, a Bassano, dove vende articoli personalizzati per feste di compleanno.
«Io sono brasiliana, vengo da San Paolo, una grande città che è piena di negozi di questo tipo. Ho lavorato a lungo nel settore delle feste e ho notato come questo business fosse diffuso anche in altri paesi come l’Inghilterra e gli Stati Uniti. Una volta arrivata qui a Bassano non ho trovato nulla di simile e ho visto un’opportunità. Mi piace che i clienti entrino emozionati dal pensiero di organizzare qualcosa di bello e speciale, per questo ho cercato di creare qualcosa di innovativo: qui offro un servizio di personalizzazione di tutti gli articoli, dai piattini ai palloncini ai topper per le torte».
Clicca qui per leggere la storia di Vanessa!
3. Sebastiano Amoddio
Sebastiano è entrato nelle case dei siracusani con il suo SushiYa, il primo sushi take-away della città siciliana.
«Sono partito per l’Australia, lì ho imparato la lingua e ho conosciuto mia moglie. Siamo tornati e abbiamo aperto Sushi Ya. All’inizio non ci aspettavamo tutto questo successo. Una volta capito che dovevamo incrementare la produzione, abbiamo cominciato a svegliarci all’alba, lavorando anche 15 ore al giorno senza fermarci mai. Se avete un’idea rendetela fattibile e seguitela fino in fondo. Gli altri mi dicevano che a Siracusa, una cosa come il sushi, non sarebbe mai andata. Alla fine avevo ragione io e oggi ho la mia attività e do lavoro a tre persone: bisogna crederci».
Sei curioso di sapere come è nato SushiYa? Leggi qui!
4. Vincenzo Sandro Cusenza
Vincenzo, designer e artigiano digitale, ha aperto la sua attività di progettazione, design e prototipazione a Castelbuono, dopo un master in Digital Fabrication presso lo IED di Milano.
«Fino ad una decina di anni fa non esisteva un’attività simile, queste tecnologie digitali sono diventate comuni solo recentemente. Essendo il mio laboratorio in un piccolo paesino di provincia, inizialmente si è svolto quasi tutto per passaparola e tramite i social, poi insieme al mio grafico abbiamo cominciato a strutturare una vera e propria immagine coordinata della ditta, abbiamo prodotto il logo e creato il sito internet».
Vincenzo, lo scorso anno, ha prontamente risposto all’appello del FabLab di Messina per la produzione di valvole destinate ai respiratori, utilizzati nella cura dei pazienti positivi al Covid-19.
«Voglio lavorare con uno spirito innovativo A un paio di settimane dall'inizio del lockdown è partita la produzione in stampa 3D delle valvole per le maschere Charlotte, destinate agli ospedali locali. Consiglio intanto di buttarvi, ma non senza i dovuti calcoli: creare un'attività non è un gioco, è necessario considerare tutte le variabili e per evitare gli imprevisti ci vuole tanta progettazione».
Qui trovi la storia di Vincenzo e della sua impresa!
5. Eddy Oboite
Eddy Oboite, 26enne originario della Nigeria, è il titolare della ditta Born Unique, grazie alla quale conferisce nuova vita alle calzature effettuando lavorazioni artigianali di restauro e personalizzazione, in particolare di sneakers.
“Mio padre mi diceva sempre: devi avere un lavoro che ti fa di dimenticare che giorno della settimana è. Dopo gli studi ho fatto diversi lavori, ma poi ho capito di voler creare uno spazio che mi permettesse di fare ciò che amavo e al tempo stesso essere utile alla società. Il mio consiglio è crederci. Mi ricordo quando parlavo del mio progetto e nessuno credeva in me, mi dicevano che un’idea simile poteva forse funzionare negli USA, ma non in Italia, tutti mi scoraggiavano dicendomi che il momento non era buono. Io rispondevo che il momento buono lo decidiamo noi.”
Clicca qui per leggere la storia di Eddy!
6 podcast da non perdere
Già popolari in molte parti del mondo, i podcast si stanno diffondendo sempre più anche qui in Italia, consolidandosi, soprattutto tra i giovani, come uno dei mezzi di informazione più efficaci e seguiti. Con la digitalizzazione già in atto, ma soprattutto con la pandemia che ci ha costretti a casa, anche chi non era pratico di questo canale ha imparato ad apprezzarlo.
Ma perché ascoltare un podcast dovrebbe aiutare la tua impresa?
Prima di tutto, perché no?
Oltre al più conosciuto Spotify, oggi sono innumerevoli le app che consentono di scaricare tutti i programmi che vuoi e riprendere facilmente ogni episodio da dove lo hai lasciato, senza doverlo cercare sui social o sui vari siti. La natura stessa del podcast, inoltre, ti permette di dedicarti a questa attività senza dover sacrificare tempo prezioso: ti basta indossare le cuffiette mentre stai camminando, quando sei alle prese con le faccende di casa o porti a spasso il tuo amico a quattro zampe. Inoltre, oltre ai podcast più narrativi che riportano le esperienze di chi ha già percorso la strada dell’autoimprenditoria, ne esistono tanti altri che si concentrano sugli strumenti e le strategie necessari a chi sogna di creare qualcosa di suo, ma si ritrova a partire da zero.
Insomma, non esistono scuse, segnati questi podcast e premi play!
1. Voci di impresa – Radio 24
Questa trasmissione racconta in ogni sua puntata la storia di un imprenditore e della sua idea, da come è nata a come è oggi, passando per le sfide, i momenti bui e le vittorie affrontati nel percorso. In ogni episodio il protagonista di turno – si passa da nomi noti a neo-imprenditori - ci racconta come ha dato forma e concretezza al suo sogno, spiegando anche gli aspetti tecnici che ha dovuto affrontare prima di aprire un’attività, gli aiuti ricevuti e le lezioni imparate. Insomma, una guida a tutti gli effetti per chi vuole iniziare questa avventura!
2. Italian Indie
Un format fresco condotto dalle voci di Samuele Onelia e Alberto Cabas Vidani che tramite testimonianze, tutorial e approfondimenti ci raccontano il grande valore dell’attività imprenditoriale. Il filo conduttore di ogni episodio è la voglia di fare impresa e di creare qualcosa di personale ed innovativo. La puntata da spazio all’intervista di un imprenditore, un “indipendente”, come amano chiamarlo i conduttori, che percorre nel dettaglio la sua esperienza nella creazione del proprio business da zero. In questo podcast ogni imprenditore è “un eroe, che ogni giorno cerca di migliorare la propria vita e, nel processo, migliora anche quella degli altri”. Dagli aspetti tecnici al mindset giusto, questo programma offre la motivazione e gli spunti necessari a chi ha un sogno da realizzare, ma non sa da dove partire!
3. Storie di brand
Condotto da Max Corona, Storie di brand torna indietro nel tempo per raccontarci le origini e lo sviluppo dei nomi più famosi dell’imprenditoria, attraverso le storie che li hanno resi tali. Dalla Nike a Chanel, dalla Maserati alla Algida, dalla Go Pro ad Uber: le storie che si nascondono dietro i marchi più noti dei nostri giorni sono spesso inaspettate e sorprendenti, parlano di persone e di vittorie, fallimenti, lampi di genio, notti insonni e colpi di fortuna che li hanno portati dove sono ora. La nascita e la crescita di ogni brand vengono raccontate come una vera e propria favola, scorrevole e coinvolgente, quindi orecchie aperte e buon ascolto!
4. Storybizz
Primo podcast italiano dedicato allo storytelling aziendale, Storybizz è il frutto di professionisti della del marketing, del giornalismo e della filosofia, che hanno unito le loro voci per rivelare tutto ciò che c’è da sapere sulla comunicazione del proprio business. In parole povere, questo podcast risponde perfettamente alla domanda: come racconto la mia impresa al mondo? Il programma fornisce tutti gli ingredienti necessari a creare un’immagine efficace ed accattivante della propria azienda, imparando ad usare le tecniche narrative giuste per comunicare al meglio i valori e gli obiettivi della tua attività.
5. Il podcast degli imprenditori digitali
I due conduttori di questo podcast sono due imprenditori digitali che lavorano, fanno crescere il loro business e intanto…ce lo raccontano. Proprio così, Daniele Besana e Marco Gatti condividono con il loro pubblico i passi che percorrono con le proprie imprese, analizzando gli errori, le lezioni imparate, gli ostacoli dei nostri tempi, le sfide della digitalizzazione e le opportunità che crea. Insomma, due validi insegnanti che ogni due venerdì sono pronti a fare lezione e ad imparare insieme a te!
6. Merita business
Sei in cerca di strategie di marketing e comunicazione online? In Merita Biz Giorgio Minguzzi ti aiuta a capire come sfruttare al meglio il web per sviluppare la tua impresa, come attuare una trasformazione digitale attraverso la definizione di obiettivi specifici, misurabili e realizzabili. Il podcast di presenta come una vera e propria guida, in cui ogni puntata è un capitolo dedicato interamente alla spiegazione di un determinato argomento: si passa da social come Instagram e Tik Tok all’analisi della clientela, dal SEO Copywriting al Whatsapp Marketing, dal CMR alla SWOT analysis. Se anche tu, come noi, ti stai chiedendo cosa vogliano dire queste parole, non ti resta che scaricare il primo episodio e premere play!
3 libri per aprire la tua impresa
Aprire la propria attività partendo da zero è una vera e propria sfida, ma c’è una buona notizia: con i giusti strumenti chiunque abbia un’idea vincente può riuscire in questa missione.
Se hai tra i 18 e i 29 anni e non lavori, non studi e non ti stai formando professionalmente, ma hai il desiderio di creare qualcosa di nuovo, Yes I Start Up è il progetto che fa per te. Con lo scopo di formare i giovani all’autoimpiego,YesIStartUpproponecorsitotalmentegratuitiincuiglistudentiimparanotuttociò che c’è da sapere per avviare un’impresa e vengono accompagnati nella creazione del proprio business plan. Il programma fornisce le competenze essenziali per gestire la propria attività ed è un’ottima opportunità per i giovani aspiranti imprenditori.
La Dott.ssa Pia Meringolo, docente in Calabria, ci consiglia tre letture adatte a chi vuole intraprendere questo percorso, ma anche a chi ha già aperto la propria impresa ed è in cerca di nuovi spunti per gestire al meglio l’attività.
Vuoi aprire la tua impresa? Ecco i libri che devi assolutamente leggere
1. Restartup. Le scelte imprenditoriali non più rimandabili di Panato Andrea A., Hoepli, 2019
“Le modalità con cui fare impresa in questi anni sono cambiate.Oggi infatti anche le PMI che operano in settori tradizionali devono iniziare a dialogare con le start-up e ispirarsi al loro mondo, per reinventare il proprio modello di business sfruttando la loro “cassetta degli attrezzi”. Il libro è principalmente dedicato alle piccole e medie imprese (PMI) che si trovano a dover ridisegnare la propria attività e che, secondo l’autore, dovrebbero guardare alle moderne start-up e dialogare con loro per trovare l’ispirazione e la spinta a reinventarsi. Con questa premessa, il testo diventa un utile punto di riferimento anche per chiunque voglia avviare un’attività e costituisce una vera e propria guida per rendere un’attività, start-up o impresa che sia, attraente per tutti gli attori del mercato, garantendone così il successo. Ad una parte più teorica sui requisiti che dovrebbe avere un’impresa di successo vengono affiancate una serie di interviste ad accademici, imprenditori e consulenti, che contribuiscono a rendere il libro chiaro e funzionale.
2. Neuromarketing, comunicazione e comportamento di consumo, Russo Vincenzo, Franco Angeli, 2015
“Per più di cinquant'anni, nello studio dei comportamenti di consumo e nella valutazione dell'efficacia della comunicazione pubblicitaria, ci si è avvalsi di un modello interpretativo razionalistico. Oggi sappiamo che il modello più adeguato per comprendere i comportamenti di acquisto è quello che riconosce all'emozione un ruolo non più secondario o interveniente, ma determinante”. Questo secondo testo si riferisce all’attività di promozione e comunicazione della propria attività. Il neuromarketing si occupa di fornire dei mezzi per studiare e misurare gli elementi emotivi che muovono il consumatore nelle sue scelte. Il libro in questione offre prima un’analisi di questa disciplina, dai principi teorici alle basi scientifiche su cui poggiano i vari ragionamenti, e una parte tutta dedicata agli esempi pratici. Il volume diventa così un manuale utile non solo per chi già lavora nel marketing e nella comunicazione, ma anche per chi si accinge ad avviare la propria attività e ha la necessità di imparare ad analizzare e capire i comportamenti del suo potenziale bacino di clienti.
3. Manuale di contabilità aziendale , Montinari Paolo, Fag, 2019
“La contabilità non serve solo alla stesura del bilancio, ma anche e soprattutto a dare all'impresa le informazioni e gli strumenti per analizzare l'andamento gestionale dell'azienda”. Il volume, che presenta un approccio più tecnico rispetto a quelli appena presentati, fornisce conoscenze specifiche utilizzabili dalle imprese in ogni situazione: si affrontano tutti gli aspetti dell’organizzazione e della gestione dell’attività, dalla contabilità al metodo della partita doppia, dall’accertamento fiscale agli aspetti penali delle violazioni fiscali e contabili. Una guida da leggere e avere sempre a portata di mano per gestire al meglio la propria impresa.
3 libri per sviluppare l'imprenditorialità
Vuoi sviluppare le tue capacità imprenditoriali? Ecco tre libri che devi assolutamente leggere.
Hai da sempre un’idea di un’attività che vorresti aprire per conto tuo ma non sai da dove cominciare? Se hai tra i 18 e i 29 anni e non lavori, non studi e non ti stai formando professionalmente, ma hai il desiderio di creare qualcosa di nuovo, Yes I Start Up è il progetto che fa per te. Con lo scopo di formare i giovani all’autoimpiego, Yes I Start Up propone corsi totalmente gratuiti in cui i ragazzi imparano tutto ciò che c’è da sapere per avviare un’impresa e vengono accompagnati nella creazione del proprio business plan.
Oltre alle competenze chiave fornite dal corso, necessarie ad avviare un’attività, è anche necessario pensare da “imprenditore” perché le cose funzionino. A questo proposito, la Dott.ssa Pia Meringolo, docente in Calabria, consiglia tre libri utili a sviluppare gli skills necessari a qualsiasi aspirante imprenditore.
1. Start up. La guida completa per chi vuole mettersi in proprio e creare da zero un'impresa di successo, Antonio Foglio, Franco Angeli , 2015
Avere una buona idea d’impresa non è sufficiente: bisogna avere una profonda conoscenza del mercato in cui ci si sta inserendo.
“Un Neet che decide di avviare un'attività di impresa non può improvvisare un business: lo deve conoscere a fondo per poter decidere di investirci sopra” spiega Monica Scola, docente dei corsi gratuiti di avviamento all’autoimprenditorialità di Yes I Start Up in Calabria.
“Il percorso di accompagnamento Yes I Start Up aiuta il giovane a comprendere la fattibilità della sua idea, ad approfondire la coerenza con il proprio profilo professionale, la competitività sul mercato, la perseguibilità attraverso gli strumenti messi a disposizione, la cantierabilità, ossia i tempi necessari affinché l'idea diventi impresa e la convenienza economica, che ne determina la possibilità di essere finanziata e di essere quindi profittevole”, continua la professoressa, ribadendo il fatto che conoscenze e competenze professionali stanno alla base di un business di successo e ne determinano la possibilità di successo.
“Il consiglio che do ai giovani è quello di elaborare "una visione di insieme" di tutti questi aspetti che stanno alla base del successo di una startup”.
2. Business plan. Guida per imprese sane, start up e aziende in crisi, Luigi Brusa, 2016
Ogni idea imprenditoriale ha bisogno di un buon business plan. Ma come si costruisce un progetto d’impresa? Il testo presenta un’analisi dettagliata della preparazione di questo tipo di documento a seconda dell’attività che si vuole creare. Ad ogni descrizione teorica viene accompagnato un esempio di azienda esistente, permettendo così al lettore di comprendere al meglio il percorso da affrontare a seconda delle diverse realtà. Il business plan infatti non riguarda solo la valutazione e la previsione di numeri economico-finanziari, ma una serie di altri elementi che caratterizzano l’essenza della propria idea, come gli indirizzi strategici di business, gli obiettivi e i fattori critici di successo per raggiungerli, i piani d'azione con i relativi progetti.
3. Start up e Pmi, Dario Scarpa, Giuffrè, 2017
Questa lettura, inclusa nella collana dell’Officina del diritto, analizza la disciplina delle le start up e delle P.M.I. Si tratta di un testo più tecnico, che descrive gli aspetti e le fasi della costituzione dell’impresa, i sistemi di finanziamento, i profili fiscali e le agevolazioni, le procedure di modificazione dell'atto costitutivo, il sistema dei controlli tra soci e amministratore e tanto altro. Il libro costituisce una guida utile a chi vuole avviare un’attività ma anche a chi ha già un’impresa in fase iniziale.
4 consigli per essere un buon imprenditore
L’idea di diventare imprenditori di sé stessi è sicuramente una bella sfida, e per gestire un’attività in autonomia che abbia speranza di successo non ci si può certo improvvisare. I corsi Yes I Start Up forniscono le basi e le competenze tecniche per cominciare questo percorso, ma è l’approccio al lavoro che fa veramente la differenza. Ecco alcuni consigli da seguire per coltivare delle buone doti di autoimprenditorialità.
1. Non improvvisare: preparati
Avere una buona idea d’impresa non è sufficiente: bisogna avere una profonda conoscenza del mercato in cui ci si sta inserendo.
“Un Neet che decide di avviare un'attività di impresa non può improvvisare un business: lo deve conoscere a fondo per poter decidere di investirci sopra” spiega Monica Scola, docente dei corsi gratuiti di avviamento all’autoimprenditorialità di Yes I Start Up in Calabria.
“Il percorso di accompagnamento Yes I Start Up aiuta il giovane a comprendere la fattibilità della sua idea, ad approfondire la coerenza con il proprio profilo professionale, la competitività sul mercato, la perseguibilità attraverso gli strumenti messi a disposizione, la cantierabilità, ossia i tempi necessari affinché l'idea diventi impresa e la convenienza economica, che ne determina la possibilità di essere finanziata e di essere quindi profittevole”, continua la professoressa, ribadendo il fatto che conoscenze e competenze professionali stanno alla base di un business di successo e ne determinano la possibilità di successo.
“Il consiglio che do ai giovani è quello di elaborare "una visione di insieme" di tutti questi aspetti che stanno alla base del successo di una startup”.
2. Le tue competenze devono rispecchiare la tua idea
Alla base di un'impresa che funziona ci deve essere assoluta coerenza tra formazione, esperienze professionali e personalità del neo imprenditore e la sua idea di business. Ma non basta: “Per mettere in piedi un’attività che abbia speranza di successo, bisogna avere determinate skills: creatività, capacità di pianificare gli obiettivi e organizzare le risorse umane e finanziarie, buone competenze di problem-solving, la conoscenza del sistema finanziario ed economico di un’impresa”, continua la docente. “Spesso questi due aspetti non coesistono nei giovani imprenditori, che hanno idee potenzialmente buone ma che non li rispecchiano e che quindi non possono funzionare.
Yes I Start Up mette in evidenza queste incongruenze: in questo modo il giovane Neet può capire meglio se la decisione a cui si sta orientando è quella giusta o meno”.
3. Comunica con il tuo team
Per garantire l’armonia all’interno dell’ambiente di lavoro e raggiungere buoni risultati è fondamentale instaurare una comunicazione costante e trasparente con il proprio team.
“Un consiglio che mi sento di dare ai giovani imprenditori è che si deve condividere la visione di impresa con il team”, sottolinea la professoressa Scola. “Molte volte l'identità aziendale è nitida nella mente dell'imprenditore, ma non risulta percepita allo stesso modo dal mercato: ciò che si vuole comunicare all'esterno deve essere chiaro in primo luogo all'interno dell'azienda stessa, perché solo in questa condizione sarà possibile far arrivare al mercato il messaggio desiderato.
4. Sii ottimista
Tra ostacoli e imprevisti tipici di chi si mette in moto e accetta la sfida del cambiamento, è più difficile mantenere la calma e l’atteggiamento giusto: ma, come nella vita di tutti i giorni, anche nel lavoro l’ottimismo e un “mindset” positivo sono la chiave del successo.
“Un imprenditore di successo "si sente come un bambino", ossia osserva il mondo con una curiosità contagiosa, fiducia e rischio, proprio come un bambino che scopre il mondo”, afferma la docente. “Una persona di successo pensa che tutte le cose al mondo siano migliorabili e malleabili, riflette su come potrebbero essere diversamente e non su come sono attualmente. Sostanzialmente, è dotato di un inguaribile ottimismo. Può sembrare una cosa ovvia da segnalare, ma non lo è”.
L’attitudine negativa e pessimista che molti imprenditori hanno verso le situazioni in cui si trovano è un fattore che impedisce di crescere. “Non sviluppano un rapporto empatico con i loro dipendenti e il loro naturale pessimismo finisce per avere un’influenza nefasta anche sui loro affari”.
9 elementi utili per avviare la tua impresa
Per avviare un’impresa è indispensabile mettere nero su bianco ciò che si ha in mente di fare.
Il documento più importante per l'imprenditore è il piano di impresa (o business plan), che combina le risorse economiche e organizzative dell'impresa. Il modello di riferimento più affermato è il business model canvas, che prende il nome dalla tela del pittore (canvas) dove l’imprenditore traccia in itinere il modello di business soffermandosi su 9 elementi.
Durante i corsi di formazione all’autoimpiego di Yes I Start Up (totalmente gratuiti, promossi e curati dall’Ente Nazionale per il Microcredito su tutto il territorio nazionale
e rivolti ai Neet) i docenti guidano gli studenti nella considerazione di criteri come quelli sottoelencati e nella stesura del loro business model canvas, personalizzando poi il lavoro a seconda del progetto di ogni ragazzo. La “canvas” può essere un ampio foglio A2 dove gli studenti scrivono con i pennarelli ogni informazione pertinente.
1. Segmenti di clientela (customer segments)
La domanda a cui rispondere: Chi sono i miei clienti? Che cosa pensano?
“Anzitutto occorre chiedersi quali e quanti siano i propri clienti potenziali, i loro bisogni attuali e futuri” - spiega Stefano Battaggia, docente Yis in Veneto - “Segmentare la clientela significa riconoscere le differenze tra clienti - sia oggettive (composizione per età, genere, classi di reddito etc.) che soggettive (in termini di bisogni percepiti). Le domande da porsi sono: mi rivolgo ad un solo mercato o mercati differenti? Che cosa faccio per il cliente, quali problemi voglio risolvere, quali bisogni voglio considerare? Bisogna essere sicuri che la propria attività identifichi un problema e fornisca una soluzione di qualità al proprio target”.
2. Proposte di valore (value proposition)
La domanda a cui rispondere: Al di là dei singoli prodotti e servizi, che valore offro ai clienti? Che cosa il target ritiene interessante del mio prodotto? Perché lo dovrebbero scegliere rispetto ad altri?
“La value proposition, ovvero il valore che viene generato per il cliente, è a sua volta la sommatoria dei caratteri distintivi dei prodotti o servizi offerti, quali il grado di innovazione, il prezzo, la qualità percepita, lo status, la personalizzazione, etc. Oltre a ciò va considerata la customer experience, ovvero l’esperienza vissuta dal consumatore”.
“Le domande da porsi sono: al di là dei singoli prodotti e servizi, che valore offro ai clienti? Che cosa il target ritiene interessante del mio prodotto? Perché lo dovrebbe scegliere rispetto ad altri? Quale problema sto risolvendo alla mia clientela? A quali esigenze sto rispondendo? Può esser utile costruire un’analisi di benchmark volta a comparare i principali vantaggi della mia offerta con quella dei miei concorrenti. L’ambiente esterno è costituito dal mercato, dalla concorrenza e dal contesto economico-sociale: si valuta la presenza di barriere all’entrata nel mercato, il grado di maturità dello stesso, caratteristiche sociologiche e demografiche, comportamentali, geografiche, l’estensione dell’utilizzo delle nuove tecnologie”.
3. Canali (channels)
La domanda a cui rispondere: Attraverso quali canali riesco a raggiungere il mercato? Come viene comunicata la value proposition? Come sono pubblicizzati, venduti e consegnati i miei prodotti?
Si considerano tre tipi di canale:
- Canali di comunicazione con i quali il prodotto viene promosso e comunicato al cliente (media, canali digitali etc.)
- Canali di vendita: la rete di distribuzione (agenti, negozi specializzati, GDO, ecommerce, marketplace digitali come Amazon o eBay, etc.)
- Canali di servizio o di relazione: utili per fidelizzare il cliente e raccogliere un feedback (call centre, social media, etc..)
“I canali hanno un ruolo strategico per far decollare una nuova iniziativa imprenditoriale e incidono per una quota rilevante sulla struttura dei costi”.
4. Relazioni con i clienti (customer relationship)
La domanda a cui rispondere: In che modo il cliente interagisce con la mia azienda?
“Si tratta di definire le modalità di interazione con la clientela: a seconda della dimensione aziendale e dell’importanza del servizio, si può mettere a disposizione un numero verde o un numero di cellulare dedicato. Se si dispone di un sito, si considera la possibilità di esser contattati online attraverso form, chat, blog etc. Si può anche pensare ad un supporto standard o premium per i clienti VIP, tuttavia occorre gestire con attenzione il costo di questi servizi affinché non lievitino e vadano fuori controllo”
5. Flussi di ricavi (revenue streams)
La domanda a cui rispondere: I miei clienti per cosa pagano? Quali opzioni di acquisto offro loro?
“Naturalmente capire come si ottiene il flusso delle entrate è un passo di fondamentale importanza in qualsiasi esempio di business plan. Se le fonti di ricavo sono molteplici, occorre analizzare la rilevanza relativa su ricavi complessivi. È importante capire la dinamica finanziaria in relazione ai tempi di pagamento attesi, così da consentire un equilibrio finanziario dove il cash flow, ovvero il flusso di cassa, è coerente con i flussi delle fonti di costo. Alcune riflessioni possono esser fatte riguardo alla sostenibilità economica (ciclo ricavi-costi-investimenti), alla rigidità della struttura dei costi (costi fissi/costi variabili) e alla scalabilità (che rapporto intercorre tra crescita e ritorni economici)”.
6. Risorse chiave (key resources)
La domanda a cui rispondere: Quali sono le risorse indispensabili per creare il valore che offro ai clienti? Quali sono le attività strategiche per mantenere la value proposition ed essere quindi unici rispetto ai competitor?
“Le risorse chiave rappresentano gli asset strategici che contribuiscono a definire le basi per la distintività e la difendibilità del modello di offerta. Si possono distinguere due diverse tipologie di risorse: materiali e immateriali. Le prime comprendono gli impianti produttivi, i macchinari, le scorte, gli immobili ecc., mentre le seconde prevedono i brevetti, il know-how, i marchi, la cultura aziendale, etc”.
“Una volta individuate le risorse, le si analizza in funzione della loro rilevanza ai fini della value proposition e della loro rarità e imitabilità. È evidente che asset rilevanti e poco imitabili permettono di costruire un modello di business al riparo dalla concorrenza”.
7. Attività chiave (key activities)
La domanda a cui rispondere: Quali sono le attività indispensabili per creare il valore che offro sul mercato? Quali sono le risorse strategiche che permettono di competere sul mercato?
“In questo punto del Business Model Canvas si individuano i processi necessari di cui l’azienda si deve dotare per mantenere fede alle value proposition. Generalmente le attività chiave variano nei diversi settore di attività: alcune tuttavia possono considerarsi comuni, come la raccolta e gestione degli ordini, la gestione del magazzino e della logistica, la gestione degli acquisti, il marketing, la gestione dei canali di vendita, il packaging, lo sviluppo del prodotto/servizio, etc”.
“Le scelte che deve fare l’imprenditore sono quella di internalizzare la produzione o esternalizzarla distribuendo prodotti fabbricati da terzi (make or buy) o realizzati in partenariato. Questo passaggio ha una grossa portata sulla struttura dei costi e investimenti: più sono fissi e più sono rigidi nel tempo. Nel tempo, anche nelle imprese semplificate, l’organizzazione del personale (dimensione, flessibilità, modelli di management) tende ad assumere un’ importanza crescente”.
8. Partner chiave (key partners)
La domanda a cui rispondere: Chi mi aiuta a creare il valore che offro ai miei clienti? Che cosa la mia azienda può demandare all’esterno per concentrarsi sulle attività chiave?
“Questo punto si ricollega al precedente e riguarda la configurazione del network di partner esterni all’impresa. Un partner esterno potrebbe aiutare a seguire le attività che sono utili ma non strategiche per l’azienda, oppure una partnership può aiutare a superare i limiti prevedendo la condivisione di costi e investimenti o la cooperazione in un mercato. Ciò è particolarmente significativo nelle start-up innovative focalizzate su prodotti o servizi non ancora sviluppati, dove la condivisione del sapere può sopperire alla mancanza di un know-how specifico ancora da costruire. Gli incubatori, le associazioni di categoria, le università possono fornire un valido supporto a livello di idee e strumenti di sperimentazione, sviluppo e implementazione dei prodotti o processi”.
9. Struttura dei costi (cost structure)
La domanda a cui rispondere: Quanto e come spendo per creare il valore che immetto sul mercato?
“Una volta sintetizzato come le attività chiave supportino la value proposition, non resta che fare l’elenco della spesa di ciò di cui si ha bisogno e delineare i costi di ogni voce, differenziando fra costi fissi e costi variabili, costi del personale e costi esterni legati a partner e fornitori. È utile valutare le varie categorie di costi in base alla loro rilevanza (incidenza sulla struttura dei costi), rigidità (costi fissi e variabili), continuità (costi iniziali e a regime) e dinamica finanziaria (tempi di pagamento richiesti dai fornitori)”.
Bibliografia di riferimento: Saviozzi F. A., (2018) Fare impresa, Egea, Milano
7 consigli per localizzare l'impresa
Nella fase di avvio di un’impresa, la scelta della localizzazione riveste un’importanza fondamentale, al pari del tipo di attività scelta e di altri fattori influenti.
Yes I Start Up ti guida nella considerazione di criteri generali personalizzando poi il lavoro a seconda del tuo progetto.
1. Prossimità alla clientela: quanto è lontana la tua attività?
“La distanza che la clientela deve percorrere per finalizzare l’attività di acquisto del prodotto o servizio deve essere quanto più possibile minimizzata” spiega Stefano Battaggia, docente Yis in Veneto. Esempi classici sono la cartoleria o libreria (prossimità ad istituti scolastici), la valigeria (vicinanza a stazioni e aeroporti), un chiosco di fiori (che spesso si trova accanto ai cimiteri), le pompe funebri (raggiungibili dagli ospedali), o i negozi di abbigliamento “marino” (sapientemente collocati attorno alle spiagge).
2. Caratteristiche del territorio
Alcuni territori presentano delle peculiarità dovute alle condizioni climatiche, alla distribuzione della popolazione, alla densità dei collegamenti, all’attrattività turistica: tutto va considerato alla luce dell’attività che si vorrebbe avviare.
“Un territorio vitale, con un tessuto economico dinamico è una condizione essenziale per la riuscita dell’impresa”, illustra Battaggia.
3. Ambiente concorrenziale: chi sono i tuoi competitor nell’area?
Una forte presenza di competitor può essere uno svantaggio in termini di pressione sulle vendite e i prezzi, ma anche un elemento positivo, perché attira una clientela incline al confronto e alla scelta. “È possibile che l’entrata in campo di un nuovo player scateni una “escalation” di offerte commerciali che può avere serie ripercussioni sulla situazione finanziaria”.
4. Economicità:quanto costa la tua scelta?
Alcuni territori presentano delle peculiarità dovute alle condizioni climatiche, alla distribuzione della popolazione, alla densità dei collegamenti, all’attrattività turistica: tutto va considerato alla luce dell’attività che si vorrebbe avviare. “Un territorio vitale, con un tessuto economico dinamico è una condizione essenziale per la riuscita dell’impresa”, illustra Battaggia.
Una forte presenza di competitor può essere uno svantaggio in termini di pressione sulle vendite e i prezzi, ma anche un elemento positivo, perché attira una clientela incline al confronto e alla scelta. “È possibile che l’entrata in campo di un nuovo player scateni una “escalation” di offerte commerciali che può avere serie ripercussioni sulla situazione finanziaria”.
La scelta dei locali da adibire all’attività di impresa presuppone la valutazione di costi di locazione e gestione coerenti con la sostenibilità economico-finanziaria della stessa: “È importante prevedere l’eventuale costo da sostenere per servizi in comune se i locali si trovano dentro strutture condominiali, di co-working o centri commerciali.
A volte il territorio offre la possibilità di usufruire di incubatori di impresa a costi ridotti o addirittura a costo zero per un periodo iniziale, tipicamente un anno. In alcuni settori, come per esempio la ristorazione, si può presentare la scelta tra operare da un locale fisso oppure mobile (food truck): tutto va visto in base al business plan che si è preparato”.
5. Fruibilità di servizi
“A seconda dell’attività scelta, la disponibilità di servizi (come mezzi di trasporto pubblici efficienti, parcheggi adeguati, ma anche la banda larga o la presenza di un servizio di guardia medica) può essere decisiva per il successo di una startup. Spesso un servizio efficiente fa da moltiplicatore ad altri elementi, mentre l’inadeguatezza di un servizio influenza a cascata l’operatività di altri, perciò è importante considerare i fattori in gioco in un’ottica complessiva”.
Allo stesso modo, occorre prevedere anche eventuali disservizi come eventuali limitazioni all’accesso delle macchine (es. in zone urbane inibite ai veicoli inquinanti, specie nel periodo invernale) o negato (per la presenza di lavori pubblici in corso). “Determinati fattori legati al clima possono influire negativamente sull’agibilità o raggiungibilità dei locali (alluvioni frequenti, carenze idriche dovute a siccità stagionale, fenomeni eolici come la bora o trombe d’aria, gelate e tormente di neve).
Anche variabili di carattere sociopolitico hanno un loro peso: pensiamo alla presenza frequente di cortei e manifestazioni (per es. nella Capitale), alla vicinanza a stadi sportivi (con annessi episodi di violenza e vandalismo) o alla presenza invadente della criminalità organizzata”.
6. Ottimizzazione della scelta: prenditi il tuo tempo per valutare pro e contro
Come valutare al meglio quindi dove localizzare la propria startup? “La scelta può essere ottimizzata se fatta in un arco di tempo sufficientemente lungo tale da consentire un’attenta ponderazione di tutti i pro e contro. Si possono contattare un certo numero di agenzie immobiliari per avere una rosa di preventivi gratuiti oppure valutare proposte presenti online. In alternativa, una ricognizione fisica di una determinata area è sempre utile per scoprire eventuali offerte pubblicizzate con cartelli o segnalate col passaparola. Prima di approdare a una scelta definitiva è fondamentale confrontarsi con il massimo numero di persone: il vicinato, le associazioni di categoria, professionisti, parenti e amici”.
7. Case history: considera le caratteristiche della tua attività
Alcuni casi emblematici possono aiutare a capire la complessità della scelta di localizzazione dell’impresa: “ad esempio l’apertura di un negozio di parrucche, se pensata tenuto conto del cliente (tipicamente un paziente oncologico), andrebbe teoricamente fatta, al pari di un negozio ortopedico, nelle vicinanze di strutture sanitarie come ospedali o cliniche.
Tuttavia, la realtà ha dimostrato che il cliente è disposto a percorrere una grande distanza per acquistare una parrucca da un venditore dotato di discrezione e empatia, per cui il passaparola qui conta più della prossimità.
Un altro caso può essere quello di un ristorante etnico localizzato in una piccola città di provincia. Qui la clientela target non è tanto l’esigua comunità straniera residente in città, né la coppia di italiani curiosi di provare sapori esotici, bensì la più vasta platea di avventori stranieri dispersi su un’area molto vasta, anche extraregionale, che si riunisce a tavola per occasioni speciali come un matrimonio.
Durante questi eventi, che costituiscono un momento di aggregazione sociale, non si bada a spese e la distanza non gioca nessun ruolo”.
5 cose che devi sapere su Yes I Start Up
Scopri le cinque caratteristiche di Yes I Start Up
1. È totalmente finanziato
Yes I Start Up è un corso di formazione all’autoimpiego totalmente gratuito promosso e curato dall’Ente Nazionale per il Microcredito su tutto il territorio nazionale e che si rivolge ai Neet, ragazzi tra i 18 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non si stanno formando professionalmente. “Con questo corso diamo la possibilità ai giovani che vogliono fare impresa di mettere a fuoco la loro idea imprenditoriale e di conoscere tutte le fasi necessarie per progettare e dare vita alla loro attività”, spiega Giovanni Aricò, docente dei corsi Yes I Start Up in Calabria.
2. Ognuno viene seguito sul suo personale progetto
Il corso dura 80 ore, così divise:
- 60 ore: una prima fase di formazione all’autoimpiego. “Gli argomenti affrontati in questo corso sono inizialmente di carattere generale, si determina il perché del corso e che cos’è un’idea d’impresa”.
- 20 ore: una fase finale personalizzata, in cui lo studente è seguito, individualmente o in un gruppo di massimo 3 persone, nella definizione del suo progetto. “Dopodiché si entra nel merito degli argomenti necessari a capire come si costruisce un progetto, ossia come mettere in campo il prodotto-servizio che vuole realizzare il giovane”, continua Aricò, spiegando poi il contenuto dei vari moduli.
3. Nulla viene lasciato al caso
Le materie trattate rendono gli studenti capaci, a fine percorso, di avere una panoramica chiara delle scelte da fare per aprire la propria startup.
“Si affrontano le problematiche collegate al mercato di riferimento, ad esempio chi sono i concorrenti già esistenti in quel settore; successivamente si procede alla sezione relativa all’ investimento, quindi quali sono dettagliatamente tutte le operazioni che il giovane imprenditore deve fare; poi abbiamo la fase della cantierabilità dell’iniziativa, ossia si valutano tutte le procedure che servono per rendere operativa l’idea, se sono necessarie autorizzazioni particolari a livello regionale o comunale, se la sede è in regola e idonea all’esercizio dell’attività e così via”.
La sezione finale è relativa al cosiddetto conto economico, quindi “i costi necessari per gestire l’impresa: si insegna come gestire e valutare i costi relativi agli affitti, ai dipendenti, alle utenze, gli ammortamenti, e tutte le altre spese di gestione da tenere in considerazione per avere un effettivo rendimento”.
L’ultimo tassello è quello della valutazione economico-patrimoniale: “in parole povere quale sarà il totale dell’investimento, quanto verrà richiesto in agevolazioni e quali saranno i mezzi propri messi in campo dal giovane”.
4. Si impara a fare il business plan della propria idea d’impresa
Il business plan è un documento scritto che contiene l’idea imprenditoriale, quindi il tipo di attività che si vuole aprire, indicando gli studi effettuati e le esperienze lavorative per determinare la fattibilità del progetto. I corsi Yes I Start Up guidano i giovani proprio nella creazione di questo documento, che servirà poi per presentare la propria idea e richiedere un finanziamento. “Il business plan è sempre in evoluzione: è fondamentale per la creazione di un’impresa ma non è il punto di arrivo. Infatti dal giorno dell’avvio dell’attività si deve già pensare a modificarlo per poter crescere, ad esempio per effettuare altri investimenti, acquistare merci o assumendo nuovi dipendenti”, continua Aricò, sottolineando che il business plan può essere sempre implementato e presentato per ulteriori finanziamenti.
5. Ti fa capire quello che vuoi diventare veramente
Oltre a trasmettere le competenze necessarie a realizzare un progetto imprenditoriale il corso serve soprattutto ai ragazzi per capire se mettersi in proprio è veramente ciò che si vuole.
“C’è chi dice di voler fare impresa ma non ha ancora idea di cosa significhi, il corso è anche un mezzo per capire se quella è la strada giusta”, dice Aricò, sottolineando che il requisito fondamentale per il successo è la grinta dei ragazzi. “Il consiglio che do ai giovani è quello di partecipare buttandocisi anima e corpo, dimostrando di avere la volontà di realizzare il proprio sogno. Bisogna crederci fino in fondo: con l’aiuto dei docenti e dei tutor, la propria impresa è qualcosa che si può realizzare”.
5 consigli per un business plan efficace
Quando si ha in mente di dare vita alla propria startup, c’è un passaggio che va curato con attenzione, perché è una delle chiavi del successo: il business plan.
Si tratta di un documento che illustra il tipo di impresa che si vuole costruire e che contiene tutti i dati e le informazioni necessarie, per poi richiedere un finanziamento ed avviare la propria attività.
Durante i corsi di formazione all’autoimpiego di Yes I Start Up (totalmente gratuiti, promossi e curati dall’Ente Nazionale per il Microcredito su tutto il territorio nazionale e rivolti ai Neet) i docenti guidano gli studenti nella stesura del documento, ma i contenuti devono essere elaborati dai ragazzi stessi.
1. Chiediti cosa ti piace veramente
Spesso capita di inseguire un’idea che inizialmente ci entusiasma ma che poi si rivela tutto il contrario di ciò che immaginavamo, lasciando deluse le nostre aspettative.
“Con i Neet questo fenomeno è molto frequente: per questo lo staff organizza lunghi colloqui preliminari in cui cerca di capire le caratteristiche di ogni ragazzo a livello caratteriale”, racconta Maria Francesca Liparota, docente a Lamezia Terme, in Calabria.
“Mi sono capitate persone che volevano aprire attività commerciali, ma poi mi dicevano di non voler stare a contatto con il pubblico.
Questo tipo di “impasse” si verifica perché a volte questi ragazzi sono molto giovani e non si conoscono bene nel profondo, quindi le loro idee non combaciano con i tratti caratteriali”, continua la professoressa, spiegando che spesso i giovani arrivano ai corsi con progetti che sono stati elaborati dietro l’influenza di amici, parenti o conoscenti e che quindi non rispecchiano la loro personalità.
“I ragazzi devono spogliarsi di ogni maschera ed essere onesti durante il colloquio, che non è un interrogatorio ma un mezzo a loro disposizione per conoscere meglio sé stessi e i propri desideri”.
2. Studia il territorio in cui ti vuoi insediare
L’area geografica gioca un ruolo fondamentale nel processo di costruzione di un’impresa.
“Puoi avere l’idea migliore del mondo ma se la metti in piedi nel posto sbagliato, difficilmente avrà successo.”, afferma la professoressa Liparota, spiegando che bisogna analizzare attentamente le caratteristiche dell’area geografica in cui si vuole lavorare per avere un progetto d’impresa che regga.
“Questo studio si collega anche all’analisi della concorrenza, diretta e indiretta: quanti vendono prodotti/servizi uguali o simili in quell’area?” Conoscere a fondo il territorio e le sue caratteristiche è un requisito indispensabile per capire il mercato e garantire il successo dell’attività. Sarà necessario realizzare la propria idea nell’area più adatta ad offrire quel servizio, oppure rivederla e modificarla per assecondare le caratteristiche di mercato della zona scelta
3. Individua il tuo cliente
Tra le tante domande che ci si deve fare prima di scrivere un business plan, la più
importante è proprio questa: chi è il mio cliente?
Il tipo di clientela è legato in parte alla zona in cui ci si trova, ma dipende soprattutto dal tipo di prodotto o servizio che vogliamo offrire.
“A chi voglio rivolgermi? Ad un’utenza giovane o anziana? È una clientela benestante? Saranno più uomini o donne?” spiega la Liparota, sottolineando l’importanza di queste domande, che servono a definire il tipo di mercato in cui si vuole entrare.
“Ad esempio, se voglio aprire un negozio di abbigliamento e rivolgermi ad un
mercato di nicchia, preferirò avere meno capi ma firmati, quindi privilegerò la qualità
della merce rispetto alla quantità”.